Amore e Psiche

Antonio Canova: “Amore e Psiche” 1786 marmo 155 cm. Musée du Louvre

Il gruppo scultoreo di Antonio Canova sottolinea il valore dell’ arte greca. La classicità esprime l’ equilibrio che conferisce leggerezza alle figure idealizzate ricercando il bello ideale. “Amore e Psiche” è una leggenda dell’ antico scrittore Apuleio. Si narra che Cupido il figlio di Venere si sia innamorato di Psiche e dalla loro unione sia nata una figlia. La statua rappresenta il momento in cui Amore risveglia con un bacio Psiche.

Composizione: le ali aperte di Amore sembrano spingere verso l’alto il corpo di Psiche. Linee di forza: le linee di forza si irradiano in molteplici direzioni alleggerendo le figure. Gli assi compositivi delle ali si incrociano fra i due volti al centro dell’abbraccio. Luce: il volume è alleggerito dal chiaroscuro. Canova leviga le superfici del marmo per far risaltare la luce. Spazio: la forma plastica deve isolarsi nello spazio reale. Le figure di Amore e Psiche sono bilanciate. Ogni punto di osservazione propone più visioni caratterizzate da un differente chiaroscuro. Espressione dei volti: Amore e Psiche appaiono sereni. Simbologia: la bellezza morale è simboleggiata dall’ equilibrio formale.

MONUMENTO FUNEBRE

Antonio Canova:
“Monumento funebre di Maria Cristina d’ Austria” 1798 marmo bianco di Carrara 574 cm. Chiesa degli Agostiniani (Vienna)

Questo monumento funebre è stato commissionato dal duca tedesco Alberto di Sassonia per la morte della moglie Maria Cristina d’ Austria. L’ opera è strutturata su una imponente piramide bianca. Il punto focale della composizione è l’ apertura al centro della piramide, sovrastata da un architrave, su cui leggiamo “Uxori Optimae Albertus” («Alberto alla sua ottima moglie»). Il buio ingresso è il varco per cui si può entrare nella camera sepolcrale e, idealmente, allude alla soglia che separa l’Oltretomba dal mondo dei vivi.

La morte ci appare crudele poichè i primi ad essere chiamati sono i giovani. La porta segna il passaggio dalla vita alla morte. Il monumento con forma di piramide egizia indica che gli uomini tendono a Dio.

DESCRIZIONE

Verso quest’ apertura si sta avviando una processione che, salendo da sinistra una breve gradinata di tre livelli, reca le ceneri della defunta. Le ceneri sono contenute entro un’urna retta dalla Virtù della Speranza, la donna che dirige il corteo insieme alle due fanciulle al suo fianco. Tra i partecipanti si nota anche un angelo funerario alato poggiato sul dorso di un leone statuario. Quest’ ultimo simboleggia la forza morale.

Vi è anche la Pietà: una giovane donna che accompagna verso il sepolcro una bambina seminascosta e un vecchio cieco, tenendo quest’ultimo per braccio. In alto il funebre corteo è assistito dalla Felicità che, accompagnata da un angelo in volo con una palma in mano (simbolo di gloria), regge un medaglione recante il volto di Maria Cristina. Questo elemento è il sostituto neoclassico della statua del defunto. Il medaglione è inoltre contornato dal serpente che si morde la coda e che simbolicamente allude al cosmo e all’ eternità.

Tutti i componenti di questa dolente processione sono legati tra di loro da una ghirlanda di fiori. Sono invitati a camminare su un telo che, precariamente steso sulla gradinata come un velo leggerissimo e impalpabile. Canova sottolinea la continuità tra la vita e la morte.

COLLEGAMENTI

Una grande sensibilità conduce contemporaneamente Antonio Canova e Ugo Fuscolo a trattare il misterioso tema della morte. Il primo eseguendo il sepolcro per Maria Cristina, e il secondo scrivendo  “I Sepolcri”. Secondo Foscolo il sepolcro non deve essere un semplice segno di morte, ma deve garantire l’ immortalità del defunto sepolto esaltandone le virtù. Infatti gli ideali sono gli unici valori che egli ritiene in grado di sopravvivere all’opera di nullificazione del tempo. La precedente cultura barocca vedeva la morte in una prospettiva tragica di distruzione. Canova ribalta questa visione considerandola come il momento in cui ci si distacca serenamente dalla dimensione terrena per entrare nel nulla eterno, come cantato dal Foscolo. Il sepolcro canoviano e il carme foscoliano, sono pertanto «l’ espressione del medesimo sentimento neoclassico nei confronti della morte».

Il modo in cui Canova propone il tema della morte, è un’ ulteriore dimostrazione di quanto egli fosse intimamente vicino ai canoni neoclassici. Infatti, non rappresenta il momento culminante in cui la morte è appena sopraggiunta, ma il momento in cui la morte è ancora in divenire. In questo modo tutti i componenti del corteo funebre si avviano inesorabilmente verso il buio ingresso al centro della piramide.

LA PUDICIZIA

Antonio Corradini: “La Pudicizia” 1752 Cappella di S. Severo (Napoli)

La statua raffigurante la “Pudicizia” è stata realizzata dal veneto Antonio Corradini nel 1752 (morto nello stesso anno). Dedicata dall’ aristocratico Raimondo Di Sangro alla madre morta quando non aveva ancora superato l’ anno di vita.
L’ opera è sicuramente una delle più riuscite dell’ artista che con il suo virtuosismo riesce a creare un velo perfetto. Il suo sguardo insieme all’ albero della vita e alla lapide spezzata diventano simboli di una morte prematura. La statua è l’ allegoria del pudore, infatti il volto è velato, una virtù considerata rara. Elementi neoclassici: espressione del volto immateriale, stile (panneggi, fiori).