Post Impressionismo

P. Gauguin: “La visione dopo il sermone” 1888 olio su tela National Gallery of Scotland (Edimburgo)

Il Post-Impressionismo è un movimento artistico nato nel 1886 circa. Il Post- Impressionismo supera l’impressionismo con i paesaggi esotici di Gauguin, i colori accesi e le pennellate vorticose di Van Gogh, le forme geometriche di Cézanne.

Il dipinto di P. Gauguin: “La visione dopo il sermone” rappresenta la visione delle suore francesi dopo aver ascoltato il sermone. Quest’ultimo racconta la lotta fra Giacobbe e un angelo sottolineando un certo misticismo.

Il nome dell’opera richiama una tematica cardine che vede le basi per le future correnti artistiche: la visione. P. Gauguin, infatti, coglie il momento in cui le donne bretoni abbigliate nei loro costumi tradizionali escono dalla chiesa. Quindi si ricordano di aver ascoltato con interesse un episodio tratto dalla Bibbia. L’episodio narra la zuffa notturna di Giacobbe con un angelo misterioso. Affascinate dall’orazione sermonica, le suore si lasciano travolgere dalla fantasia e immaginano la biblica lotta, rappresentata sull’immenso campo rosso dello sfondo. Gauguin ricorre esplicitamente all’immaginazione, facoltà suprema con la quale l’ uomo può ricostruire in modo esaltante la soggettività che vive nel suo spirito.

Il piano immaginario e quello reale, vengono raccordati. Le suore si dirigono verso lo sfondo, assorbite nei loro atteggiamenti devozionali. Una di loro, a sinistra, presenta persino le mani giunte in preghiera. Di fondamentale importanza, è la presenza del tronco di un albero obliquo, che separa la dimensione terrena dalla dimensione spirituale.

Nell’applicazione di colori su superfici omogenee racchiuse da uno spesso contorno nero è ravvisabile l’essenzialità espressiva della scena biblica. Il contrasto tra la dimensione idealistica e quella naturalistica viene enfatizzato anche dai colori accesi e contrastanti.

ORANA MARIA

P. Gauguin: “La Orana Maria” XIX sec. olio su tela Metropolitan Museum of Art (New York)

Questa tela, dove troviamo raffigurati esattamente Gesù e Maria «tahitiani», intende recuperare quella spiritualità della vita di tutti i giorni e trasfigurarla sotto il sole della Polinesia.

LA RELIGIONE A TAHITI

La Orana Maria, in ogni caso, fonde armoniosamente la religione cristiana con gli stimoli visivi provenienti dalle terre del Sud. Ci troviamo in un contesto naturalistico, degno di un «paradiso terrestre». Vi troviamo, infatti, alberi, candidi fiori di tiarè. Infine una natura morta esotica con due angurie a terra e caschi di platani e qualche mango poggiati su un piccolo altare di legno su cui è incisa l’orazione angelica: «La Orana» [Ave Maria].

È in questo modo che l’ osservatore comprende di stare davanti a una trasposizione tahitiana del tema della Madonna con il bambin Gesù. Partendo da sinistra, in effetti, scorgiamo un bellissimo angelo dall’incarnato scuro e dalle ali gialle e viola. Ha appena annunciato alle due tahitiane davanti a lui il mistero dell’Incarnazione. Le due donne, infatti, si stanno avviando sul sentiero con le mani giunte in preghiera. In primo piano, infine, troviamo una donna (la Madonna) avvolta in uno sgargiante pareo rosso con Gesù bambino sulle spalle. Entrambe le figure hanno l’aureola, a testimonianza della loro sacralità.

 La Orana Maria, descrive un tema iconografico tradizionalmente cristiano in un contesto tahitiano. Secondo Gauguin la civiltà occidentale con la sua ideologia contorta ha rovinato e contaminato un mondo puro come quello tahitiano. Gauguin, non esita ad abolire il chiaroscuro. Il pareo di Maria appare in soli termini coloristici. Inoltre, Gauguin riesce a trasmettere all’osservatore un senso di calma e di quiete, enfatizzato dalla concatenazione di linee orizzontali (sentiero, orizzonte, braccia e spalle delle donne) e verticali (le figure e gli alberi).

DONNA TAHITIANA CON FIORE

P. Gauguin: “Donna di Tahiti con fiore” XIX sec. olio su tela Museo di Copenaghen (Danimarca)

Il quadro si intitola “Donna di thaiti con fiore“. La modella era una ragazza thaitiana, che all’inizio si era rifiutata di posare e che dopo un’ora era tornata da P. Gauguin, agghindata con uno di quei vestiti che i missionari distribuivano: un camicione all’europea.

La ragazza lo indossa con assoluta naturalezza, come se fosse stato il suo modo di vestire da sempre. Gauguin fuggendo dall’Europa stava cercando qualcosa che è stato definito primitivismo. In realtà qui ci accorgiamo che la ragazza sta posando con la solennità e la sicurezza che si può trovare, nella ritrattistica rinascimentale a differenza del dipinto precedente. L’opera d’arte precedente, infatti, descrive delle donne primitive che esprimono ingenuità.

Questa donna tahitiana ha la presenza massiccia di una scultura, uno sguardo fermo e per nulla ingenuo. Insomma, non siamo di fronte ad un’opera che cerca di rifugiarsi in un primitivismo perduto. Più ci si addentra in un’opera come questa e più si intuisce quale fosse il “problema” da cui Gauguin  voleva liberarsi: l’Europa in quanto concetto culturale, in quanto peso di un passato che toglieva libertà.

Gauguin sente come soffocanti gli orizzonti in cui la pittura doveva dotarsi di un significato odierno. Per questo molla gli ormeggi e va in pieno Pacifico, non per un azzeramento, ma per dare alla sua pittura il respiro della libertà.